Mamma Valgrande
- manomare
- 22 dic 2024
- Tempo di lettura: 2 min
Oggi farò la recensione di un libro. Si tratta di “Genti e luoghi di Valgrande” di Barbaglia Daniele e Cresta Renato, edito da Alberti Libraio editore di Verbania.
Non lo faccio così, solo perché il libro contiene delle belle illustrazioni e didascalie di una delle zone wilderness più ampie d’Italia, ma perché tocca in prima persona l’esperienza mia (da giovane l’ho percorsa in lungo e in largo e lì sono nati alcuni dei miei racconti) e quella di tre generazioni che mi hanno preceduto.
L’’ultima di queste, testimonianza di una vita ai confini del possibile è ancora integra nello spirito e nella mente. Si tratta di mia mamma che ha vissuto ai confini di quel mondo, all’alpe Nancino a più di 1600 metri di altezza, sotto le cime del Pozzolo, della Rossola, del Saler e del Pizzo delle Pecore, alle estremità di un territorio impervio quanto fantastico qual’è il dedalo delle vallate dell’Ogliana che si stagliano, in alto, sopra la pianura ossolana, oltre gli estremi confini del paese di Beura e Cardezza.
Recentemente uno degli autori, Daniele Barbaglia, ha avuto l’occasione e l’avventura di intervistare Morotti Teresina, appunto mia madre, che alla veneranda età di 91 anni ricorda tutto di quel periodo passato, come se una parte del libro lo avesse già letto prima ancora di essere stato pubblicato: i profumi, i fiori, l’irritante forza del vento e l’imprevedibile carattere del rio delle Rovine, le aquile che con le loro strida ogni giorno la salutavano dalle loro altezze, l’eco dei campanacci delle mucche e le greggi di pecore che percorrevano la scalinata che mio bisnonno aveva costruito con le sue mani, vincendo le resistenze della dura roccia del Pozzolo, per accedere ai pascoli, creduti sempre più verdi, della Valgrande.
Quali altri segreti mia madre avrà rilevato all’intervistatore? Forse lo scopriremo in una prossima puntata o…in un prossimo libro del nostro impavido e benemerito autore?

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